[vc_row][vc_column][vc_single_image image=”1193″ img_size=”medium”][vc_column_text]Dopo il riposo vegetativo, come ogni anno, il risveglio primaverile culmina con la formazione dei grappoli fiorali.
Ecco apparire le mignole, un nome delicato per indicare ciò che la pianta ha deciso di fare delle sue gemme, da quasi un anno.
L’olivo di maggio è, infatti, pieno di mignole. Grappoli di piccoli boccioli rigonfi che aspettano impazienti il tiepido clima primaverile, per aprirsi e ricoprire la chioma di una vera e propria nuvola di fiorellini bianchi.
E’ un momento magico che si presenta all’occhio dell’olivicoltore come auspicio di una produzione abbondante, ma purtroppo dura poco. Stupisce molto vedere quanto poco tempo abbia il vento per svolgere il suo ruolo di impollinatore, ed ancor di più stupisce se pensiamo l’ulivo come la quintessenza della lentezza.
Forse se non ho un ricordo vivo dell’oliveto in fiore è proprio per questo motivo.
Nei pochi giorni della fioritura è sempre stata buona regola rispettare quasi un religioso silenzio. Ricordo bene, infatti, la premura di mia madre a sospendere tutti i lavori nell’oliveto per paura di disturbare attimi preziosi a dare certezza alla promessa produttiva iniziale.
Uno sprazzo fugace di fervore vegetativo che lascerà tanti piccoli frutti sull’albero ed un tappeto di petali bianco avorio su cui si cammina con una sensazione che richiama l’ovatta.
Mentre l’olivo è in fiore tranquillo, tutte le attenzioni in azienda sono rivolte ai campi di grano che cominciano ad imbiondirsi e ricordano che la trebbiatura è ormai vicina, ma mai prima del 13 giugno.
Aspettando Sant’Antonio fervono i preparativi. Salgono le ansie per il buon esito del raccolto e, come il vento per le mignole, anche la mietitrebbia per il grano avrà bisogno di poco tempo per coglire il frutto prezioso di tutto ciò che è stato dato e fatto in tanti mesi di preparazione.
Anche questa è bellezza.
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Bentornato autunno, ti stavo aspettando!
Quando ero piccola l’autunno mi metteva molta tristezza. Forse perché seguiva l’estate luminosa o forse perché indicava il ritorno della regola scolastica. Non avvertivo che